Ernesto Miranda e il “fenomeno Fusaro”

giovedì 18 aprile 2019

Caro Canio,

ho letto il tuo articolo ed ho ascoltato il tuo intervento alla conferenza di Fusaro, ma preferirei, prima di dar piglio alla mia penna, ascoltare il video intero della “lectio magistralis” e soprattutto la risposta di Fusaro alle tue parole di “dissenso”.

Ti anticipo soltanto che, dal mio punto di vista, il “fenomeno Fusaro” (il suo successo) merita, almeno per chi come si occupa di filosofia, attenzione. Sarebbe troppo semplice liquidare un fenomeno mediatico (ma esiste oggi altra “fenomenologia”?) come quello rappresentato dal professorino torinese aggirando l’onere dell’analisi testuale e della fatica del concetto. Ovviamente io non condivido quasi nulla del suo discorso, ma non posso ignorare il fatto che in epoca di populismi anche la cultura genera i suoi imbonitori da fiera, che vanno combattuti e mai sottovalutati. Ti scriverò presto, in forma di articolo qualcosa che potrai, se lo riterrai opportuno, pubblicare sul tuo blog. Dammi solo qualche giorno.

Con affetto

Ernesto

 

Venerdì 19 aprile 2019

Caro Ernesto,

non sottovaluto affatto il “fenomeno Fusaro”, e mi dispiace se ho trasmesso questa impressione. Al contrario, ho reagito d’istinto ed in maniera anche “furente” perché ho colto tutta la pericolosità politica di quel messaggio. Il mio sconcerto deriva dal fatto che una relazione per quanto “interessante, stimolante e controcorrente (!)” è stata fatta passare per una “lectio magistralis”. La relazione di Fusaro, pur legittima, doveva avere un contraddittore programmato. Ma se dai a Fusaro il riconoscimento di maestro che tiene una “lectio magistralis”  è inevitabile che puoi metterci a fianco tutt’al più un presentatore magari critico e non un interlocutore alla pari. Oltre a compire un’operazione culturale e politica molto ma molto scorretta e negativa.

Aiutami a riportare un po’ di verità in questa vicenda (anche chiarendo chi è in effetti quello che tu chiami il professorino di Torino, – io per davvero non ho ancora capito quale sia il suo titolo accademico,  se ha per davvero una cattedra e dove). Ma aiuta in particolare i giovani affidati alle tue cure di apprezzato e stimato professore a saper meglio e più facilmente distinguere i veri maestri del pensiero dagli imbonitori televisivi.

In attesa di leggerti, un abbraccio

Canio 

 

venerdì 19 aprile 2019

Caro Canio,

non mi riferivo a te parlando di “sottovalutazione”, ma a tutti quegli intellettuali, diciamo di sinistra, che sbeffeggiano o minimizzano il “fenomeno Fusaro”, con una spocchia e una superficialità, figlia della vichiana boria dei dotti, che tradisce il loro isolamento e la loro “separatezza”, se non, talvolta, un pizzico di insana invidia. E intanto si lascia al giovane e deriso intellettuale mediatico il monopolio sul pensiero di Marx e Gramsci (troppo frettolosamente e indecorosamente liquidato dal ceto intellettuale italiano come ciarpame obsoleto, residuo indesiderato di un mondo tramontato) che lui mescola e shakera con l’idealismo di Fichte, Hegel e Gentile in un cocktail indigeribile per chi, come me, ha ancora memoria di quei maestri sul cui pensiero si sono fondate, oltre che le migliori espressioni della cultura del Novecento, le lotte dei movimenti operaio e studentesco. Ma è proprio questa ambiguità, carica di indeterminazione concettuale e supportata da uno stile “ipnotico-monotono”, da una scrittura prolissa e ripetitiva, vivacizzata da slogan ad effetto e da neologismi di facile ricezione; è questa ambiguità, dicevo, che sta a fondamento del suo “successo”.

A titolo di esempio: l’azzeramento della dicotomia destra-sinistra, sostituita dall’opposizione alto-basso, contrabbandata come presupposto della lotta contro il potere sovranazionale delle lobbies economiche globalizzate, si rivela perfettamente funzionale alla promozione, tutt’ideologica, di una “alternativa” pericolosamente contigua a quella prefigurata dalla prassi confusionaria delle nuove élites politiche. Ed ecco che Marx si accompagna ad Hegel e Salvini, mentre Gramsci, forse colpito dalla sindrome di Stoccolma, passeggia in compagnia di Gentile e Di Maio. Ma, bada bene, mai Fusaro (pronto a discutere con tutti – CasaPound compresa – purché gli sia concessa la sua autonomia di filosofo inattuale ed isolato) riconoscerebbe queste segrete affinità elettive. È il segreto di Proteo il suo: è tutto ed è niente. Rivoluzionario e conservatore, alternativo e conformista, promotore del dissenso e difensore dello stato nazionale e della sacralità della famiglia tradizionale. Parla a tutti e a nessuno. Ma non è questo il profilo medio-mediocre del politico del nostro tempo? Non è questo il segreto di quel populismo che si riassume e condensa in formule del tipo: “prima gli italiani” o “uno vale uno”?

Su tutto ciò occorre meditare, amico mio. Forse il “fenomeno Fusaro” è semplicemente l’espressione del nostro tempo che egli, non so quanto furbescamente o ingenuamente, si limita, a sua volta, a riflettere. Mentre la sinistra latita, si dissolve, marcisce, e non pensa … non pensa più.

Ti saluto, per il momento, ma ti scriverò presto.

Ernesto

P.S. Fusaro insegna storia della filosofia presso lo IASSP. Quando avrai capito cos’è lo IASSP fammelo sapere.