La previdenza sociale tra mutualità e solidarietà

 

 

La previdenza sociale tra mutualità e solidarietà

Percorsi nel sistema pensionistico e degli ammortizzatori sociali

di Canio Lagala

edito da Cacucci  gennaio 2001 nella collana di ricerche di diritto del lavoro e di relazioni industriali dell’Università di Bari dirette da B. Veneziani – M. G. Garofalo –U. Carabelli

Lo studio si occupa di un tema di grande attualità: le trasformazioni in corso nel nostro sistema di protezione sociale.

Come sta cambiando il sistema previdenziale? chi paga  e chi pagherà per le nostre pensioni e per quelle dei nostri figli? e, in particolare, la più netta de­marcazione tra l’area dell’assistenza e quella della previdenza quali conseguenze con­crete potrà avere sui soggetti protetti? le prestazioni di disoccupazione per i lavoratori agricoli e per tutti gli altri lavoratori stagionali saranno ancora pagate dai contributi dei lavoratori più stabilmente occupati dell’industria e dei servizi o dovranno andare a carico dell’assistenza e gravare pertanto sul bilancio dello Stato? Sono queste alcune delle domande di carattere generale ma con risvolti molto concreti alle quali lo studio si propone di dare una risposta.

Da alcuni anni è aperto tra gli esperti della materia un interessante dibattito sui caratteri nuovi che starebbe assumendo il nostro sistema previdenziale in conseguenza delle profonde tra­sformazioni avutesi nel settore pensionistico. Vi è a tal proposito chi legge un ritorno a logiche e criteri di corrispettività propri delle origini mutualistico-assicurative del nostro sistema previdenziale (la pensione come salvadanaio di una vita, strettamente proporzionale a ciò che si è versato) e chi invece nega questo cambiamento di rotta, ritenendo che si tratti di una semplice razionalizzazione del sistema che manterrebbe ancora i connotati propri di un modello ispirato all’idea della sicurezza sociale (la pensione come strumento per garantire la liberazione dal bisogno di tutti i cittadini, commisurata ai contributi versati ma non da questi strettamente dipendente).

In questo dibattito si inserisce la pubblicazione apportandovi un contributo che si ritiene originale perché non caratterizzato dall’adesione aprioristica all’una o all’altra tesi, nella ricerca di maggiori o minori elementi di corrispondenza rispetto ai due mo­delli teorici contrapposti, ma costruito sull’utilizzo di un indicatore particolare: il tasso di solidarietà presente nel nostro sistema previdenziale. Certamente la parola “solida­rietà” è un termine abusato e può avere diversi significati, nello studio tuttavia si precisa che viene utilizzato per qualificare istituti previdenziali, o loro particolari caratteristiche, attraverso i quali si attua una redistribuzione del reddito tra chi ha di più e chi ha di meno in contrapposizione a tutto ciò che risponde ad una logica meramente assicurativa di proporzionalità tra i premi pagati e le prestazioni corrisposte o attese.

In sostanza, analizzando per lo più su un piano storico-evolutivo i meccanismi at­traverso i quali, sia con le prestazioni che con le contribuzioni, il nostro sistema previ­denziale ha di fatto realizzato un ampio processo di redistribuzione del reddito, si cerca di trovare una risposta al quesito se nel nostro sistema vi è o meno un ritorno alla corri­spettività o -forse meglio- ad una maggiore proporzionalità tra i contributi versati e le prestazioni ottenute e/o attese.

Questo approccio, insieme alla sua maggiore concretezza, sembra inoltre partico­larmente utile per contribuire a recuperare un ritardo in termini di consapevolezza degli effetti redistributivi del nostro Stato sociale, una consapevolezza che risulta essere ancora molto scarsa nel nostro paese.

Il lavoro è organizzato in tre parti.

La prima è dedicata ad una ricognizione delle molteplici forme che assume la so­lidarietà nel sistema previdenziale. A tal fine i profili considerati sono essenzialmente tre: a) i soggetti coinvolti nei processi solidaristico-redistributivi; b) la contribuzione previdenziale esplicitamente destinata a finalità redistributive e, infine, c) le prestazioni previdenziali che in modo più diretto e consistente esprimono un trasferimento di reddito tra i soggetti riguardati dalla tutela previdenziale. Di questi profili il primo ha una va­lenza esclusivamente qualificatoria che aiuta a distinguere i diversi livelli ai quali è pos­sibile che si realizzino processi di redistribuzione del reddito; gli altri due, invece, hanno una portata più strutturale perché attuano in concreto quella solidarietà di cui ci si oc­cupa e che può manifestarsi a differenti livelli a seconda dei soggetti coinvolti.

Nella seconda parte si utilizzano i risultati della ricognizione effettuata nella prima parte del lavoro per avanzare una valutazione dei caratteri attuali del nostro si­stema previdenziale con riferimento specifico a due settori: la tutela per l’invalidità, la vecchiaia ed i superstiti, dove insieme con la nascita della previdenza complementare si sono registrate le novità più significative della trasformazione in corso nel nostro sistema previdenziale, e la tutela contro la disoccupazione, dove, invece, sono soltanto attesi e non più rinviabili grandi cambiamenti.

Nella parte conclusiva, infine, sono presi in considerazione i problemi di coerenza costituzionale dei caratteri solidaristici e redistributivi della previdenza sociale in relazione agli artt. 2 e 53 Cost., laddove il rispetto del primo sembra produca un conflitto insanabile con il secondo. Da più parti, infatti, si sostiene che la solidarietà -nel significato dato nella ricerca di redistribuzione del reddito a favore dei meno abbienti- sia una pratica legittima soltanto se attuata attraverso la leva fiscale e non già con la contribuzione previdenziale perché soltanto la prima –prendendo in considerazione l’insieme dei redditi del contribuente  e non soltanto quelli da lavoro- garantirebbe il rispetto del principio della capacità contributiva imposto dall’art. 53 Cost..