Dal Pci-Pds a La Rete?
Sono in molti a chiedermi se e perchè mai ho abbandonato il mio vecchio partito per La Rete. Taluni (i più malevoli) avanzano il sospetto che si tratti solo di una ripicca personale per non essere stato rieletto nelle regionali del 90. Altri (i più benevoli) mi rimproverano l’incapacità di saper aspettare -magari stando buono e tranquillo- che venisse riconosciuta la validità delle mie battaglie perchè prima o poi … sarebbe sicuramente arrivato il mio turno per un posto a Montecitorio. A tutti questi sono indirizzate le pagine raccolte in questa copertina. Esse vogliono dimostrare:
- quanto sia antico il mio “disagio” nel Pci-Pds ed il contrasto con il suo gruppo dirigente (si veda in part. la Lettera interna del dicembre 1987 riportata a pag. 275 del volume principale);
- come i “guasti” del consociativismo e le responsabilità anche del maggior partito di opposizione nel non aver svelato quella che oggi tutti chiamano Tangentopoli fossero stati denunziati per tempo e con chiarezza prima ancora che Di Pietro calcasse la scena nazionale (si veda la Lettera interna del settembre 1988 e l’ Intervento in Consiglio regionale del febbraio 1990 riportati rispettivamente a pag. 293 e a pag. 337 del volume principale);
- come con il Pci-Pds prima e La Rete ora il mio è stato e resta un rapporto “strumentale” perchè più dell’appartenenza e dell’identità contano i valori e gli ideali nei quali si crede. I partiti o i movimenti altro non sono che forme storiche attraverso le quali si spera di poter perseguire più facilmente quegli stessi ideali nei quali si crede. Se si tratta di coerenza o di opportunismo spetta poi agli altri deciderlo. (Si veda l’ Intervento al congresso regionale del Pci del febbraio 1990 riportato a pag. 333 del volume principale ed il “percorso” che mi ha Portato ad accettare la candidatura propostami da La Rete di Basilicata ricostruito nell’Appendice al volume principale