Perché la sinistra è rimasta senza popolo? La risposta di Pietro Ichino e la mia replica

La risposta di Pietro Ichino

Ringrazio C.L. di questo suo nuovo, stimolante intervento. Ma gli chiedo: si può sostenere davvero che, con il superamento dell’articolo 18 dello Statuto, siano state “tolte le protezioni ai padri”? Si è passati da un regime assimilabile a quello di job property tipico del settore pubblico a un regime di stabilità del rapporto a tempo indeteriminato più vicino a quello vigente nel resto d’Europa, ovvero nella regione del mondo in cui il lavoro è meglio protetto che in qualsiasi altra del mondo, con la previsione di livelli di indennizzo comunque nettamente superiori rispetto al resto d’Europa. E la riforma non ha portato affatto a un aumento della probabilità di essere licenziati, che tra il 2012 e il 2020 è rimasta sostanzialmente stabile.

E poi: si può sostenere davvero che il superamento dell’articolo 18 sia avvenuto senza alcuna contropartita sul piano della sicurezza nel mercato del lavoro? È vero che l’assegno di ricollocazione è stato soffocato in culla e che sulle politiche attive del lavoro siamo in grave ritardo, ma è anche vero che tra il 2012 e il 2015 il sostegno del reddito offerto a tutti i lavoratori dipendenti che perdono il posto è stato aumentato dal 60 al 75 per cento dell’ultima retribuzione e la sua durata è stata aumentata da 8 a 24 mesi. Ed è stato aumentato per tutti, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda: dunque, per quel terzo dei lavoratori che dipende da aziende di piccole dimensioni il sistema dalla protezione ha registrato un netto incremento nel capitolo trattamento di disoccupazione, senza una variazione rilevante sul versante della disciplina del licenziamento.

Insomma, se consideriamo la sostanziale invarianza della probabilità di subire un licenziamento prima e dopo la riforma, l’aumento drastico della durata e dell’entità del trattamento di disoccupazione, e il fatto che questo beneficio è stato offerto a tutti i dipendenti a tempo indeterminato indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, mi sembra che davvero non si possa sostenere che il livello di protezione del lavoro sia stato ridotto. Le cause della debolezza politica della sinistra – a mio modo di vedere – dobbiamo cercarle altrove.   (p.i.)

La mia replica

Caro Pietro,

ti ringrazio per l’attenzione che hai dato alla mia lettera, anche se non offriva spunti molto originali. L’ho scritta più che altro per cercare di dare a me stesso una spiegazione del perché la sinistra, senza distinzione tra vecchia e moderna, non avesse più dietro di sé il suo popolo.  Nella mia riflessione c’è stato un passaggio veloce sull’art. 18 intorno al quale tu hai incentrato tutta la tua risposta. In questa mia breve replica mi preme evidenziare che non era e non è mia intenzione aprire un dibattito sulla giustezza o meno dell’abbandono dell’art. 18. Ti ho già dichiarato di condividere il tuo impegno per un rinnovamento della sinistra e dei suoi valori a partire dai problemi e dalle tutele da assicurare a chi vive  del proprio lavoro. Oggi posso anche convenire con te che sostanzialmente con l’eliminazione dell’art. 18 si è tolto poco o nulla ai padri (i licenziamenti non sono aumentati, mentre è aumentata la durata e l’importo della prestazione di disoccupazione,  estesa ora anche ai lavoratori delle piccole aziende etc., – anche se il raffronto andrebbe fatto con l’indennità di mobilità…-). Ma tu puoi convenire con me che le tutele promesse a chi era fuori dal recinto dei protetti sono state largamente inattuate o declinate in modo per lo più assistenzialistico? Puoi convenire con me che, ammainata la bandiera dell’art. 18, non si è riusciti ad alzarne di nuove ed  altrettanto forti e credibili da convincere un popolo a non abbandonarti? E certamente non soltanto per un mero difetto di comunicazione? Puoi convenire che agli occhi e al cuore di tanti lavoratori, ed in particolare di quelli  giovani e precari, sono apparse più convincenti e credibili le battaglie dei 5 Stelle sui decreti dignità? E  che lo stesso è successo per tanti lavoratori prossimi alla pensione, che hanno seguito la Lega su quota 100 piuttosto che i tutori della sostenibilità di un sistema pensionistico che avrebbe dovuto garantire il pagamento delle pensioni anche alle future generazioni? Insomma quel che credo debba averci insegnato la storia politica di quest’ultimo decennio è che non basta avere buone idee se poi non riusciamo a portarle a realizzazione insieme alle persone che vogliamo rappresentare. E per portarle a realizzazione abbiamo bisogno di un soggetto con una chiara visione del futuro, ma capace anche di coniugare gli obiettivi di medio-lungo periodo con le esigenze quotidiane del popolo che vuole rappresentare… Questa però è un’altra questione sulla quale pure mi farebbe piacere confrontarmi con te ma in un’altra occasione che mi auguro non tardi a presentarsi.

Cordialmente

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *